Perfino nel più grande degli orrori l’ironia è di rado assente. A volte entra direttamente nella composizione degli eventi, mentre a volte si riferisce soltanto alla loro posizione fortuita tra persone e luoghi. Quest’ultimo tipo di ironia è splendidamente esemplificato da un caso verificatosi nell’antica città di Providence, dove Edgar Allan Poe spesso soggiornava alla fine degli anni quaranta durante il suo corteggiamento infruttuoso alla signora Whitman, poetessa di talento. Poe era solito sostare alla Mansion House in Benefit Street – chiamata Golden Ball Inn al tempo in cui ospitò sotto il suo tetto Washington, Jefferson e Lafayette – e la sua passeggiata preferita lo portava verso nord proprio sulla strada di casa della signora Whitman e al cimitero in collina della vicina chiesa di St John, la cui nascosta distesa di lapidi del Diciottesimo secolo aveva per lui un fascino particolare.
Ora qui sta l’ironia. Durante questa passeggiata, fatta così tante volte, il più grande maestro al mondo del terribile e del bizzarro era costretto a passare davanti a una certa casa sul lato est della strada; una struttura tetra e antiquata, appollaiata sul fianco scosceso della collina, con un grande cortile in rovina risalente a un periodo in cui la regione era in parte costituita da aperta campagna. Non risulta che egli ne abbia mai scritto o parlato, e non vi è prova alcuna che l’abbia almeno notata. Eppure quella casa, per le due persone in possesso di certe informazioni, eguaglia o surclassa in quanto a orrore la fantasia più selvaggia del genio che così spesso la oltrepassò ignaro, e si erge con sguardo severo e malevolo a simbolo di tutto ciò che è indicibilmente orribile.
(Traduzione di Rossella Monaco)
Si potrebbe aggiungere che poco più in là anche la casa del signor Eastman (quello della Eastman-Kodak) è stata mirabilmente “fotogtafata” da HPL… Così come suo figlio, magrolino, malaticcio e pallido che suo malgrado è stato trasposto nel protagonista di una storia.