Ci sono poche cose da cui traggo un piacere maggiore del passeggiare per alcune delle principali vie di Londra in una bella domenica, in estate, e guardare i volti allegri dei gruppi vivaci che le affollano. C’è qualcosa, perlomeno ai miei occhi, di estremamente piacevole nel generale desiderio, manifestato da parte delle classi più umili della società, di apparire ordinati e puliti in questo loro unico giorno di festa.
Ci sono diversi soggetti attempati e seri, lo so, che scuotono il capo con aria di profonda saggezza e vi dicono che oggigiorno i poveri vestono troppo bene; che quando erano bambini loro, la gente aveva un’idea più precisa della propria posizione nella società; che, potete farci affidamento, nulla di buono verrà da questo genere di cose, alla fine, – e così via: ma io sono propenso a discernere, nella fine cuffietta della moglie di un lavoratore o nel cappello dalla piuma sgargiante di suo figlio, prove non trascurabili dei buoni sentimenti dell’uomo stesso, e un desiderio affettuoso di spendere i pochi scellini che può risparmiare dal suo salario settimanale per migliorare l’aspetto e accrescere la felicità di coloro che gli sono più vicini e più cari. Può forse essere un livello di vanità indegno e inappropriato, e il denaro si sarebbe potuto impiegare per scopi migliori; non bisogna dimenticare, comunque, che potrebbe essere facilmente destinato a scopi peggiori: e se due o tre volti possono esser resi felici e soddisfatti da un insignificante miglioramento dell’aspetto esteriore, non posso impedirmi di pensare che il fine sia stato acquisito a buon mercato, pari al costo di un abito elegante o di un fiocco sgargiante.
C’è una gran dose di ipocrisia, davvero innecessaria, sul vestire eccessivamente elegante della gente comune. Non c’è produttore o commerciante al mondo che non impiegherebbe un uomo che ricavi un certo ragionevole orgoglio dall’aspetto proprio e di coloro che lo circondano, preferendolo a un collega sciatto, cupo, che lavori con accanimento, senza riguardo per il suo abbigliamento e quello di sua moglie e dei figli, e che sembri non provare piacere o orgoglio per nulla.
(Traduzione di Rossella Monaco)