Una razza maledetta di Elizabeth Gaskell: la paura per il diverso da sé

da La Matita Rossa

Una razza maledetta è un saggio di Elizabeth Gaskell, scritto nel 1855 e racconta la persecuzione secolare dei Cagots in Europa. L’autrice porta avanti le sue argomentazioni con decine di fonti storiche e referti medici, e ci conduce alla scoperta delle superstizioni e delle credenze popolari che hanno portato alla discriminazione razziale dei Cagots. Nemmeno la legge riesce a vincere sulla consuetudine e la coscienza popolare si riversa in tutta la sua illogicità sul “diverso”. Il corpo diventa il bersaglio di questa cattiveria e il simbolo della diversità.

Nonostante si riferisca a un popolo in particolare, l’universalità dei contenuti appare subito evidente e ci permettono di paragonare la persecuzione razziale dei Cagots a quella degli intoccabili in India o, ancora, a quella degli ebrei ai tempi della Germania nazista e a tutte le forme di razzismo odierne e del passato: quelle legate al colore della pelle o allo status sociale degli individui, quelle di genere e quelle che coinvolgono il modo di pensare e di agire delle persone (religione, etnia, tradizioni, ecc…).

Dalla lettura di questo saggio è possibile soprattutto scavare nelle ragioni dell’indole umana, nella paura per il diverso da sé, nelle dicerie popolari che irrazionalmente portano alla distruzione dell’umanità. Temi molto attuali, in un saggio del diciannovesimo secolo, dal punto di vista già di per sé “altro” di una donna.

Una razza maledetta porta la prefazione di Alessandra Violi.

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